Chiamati ad annunciare: Domenica delle Palme

“Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo”

“I Capi dell’associazione hanno scelto di fare proprio il messaggio di salvezza annunciato da Cristo e ne danno testimonianza secondo la fede che è loro concessa da Dio” (dal Patto Associativo AGESCI)

Carissimi,
se è vero, come dice il saggio Qoelet, che “tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo” (Qo 3,1), queste lunghe settimane di attesa e di trepidazione hanno messo nel cuore di ciascuno di noi tante domande, spesso senza risposta. Dice sempre Qoélet :“Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio dal principio alla fine”(3,11).
Con fatica viviamo il mistero, sperimentiamo la fragilità e l’impotenza, e come Aronne di fronte alla morte dei suoi figli (cfr.Lv10,3) anche noi, di fronte alla tragedia che si consuma, ogni giorno, davanti ai nostri occhi, siamo ammutoliti.
Sarà ancora il tempo di tacere oppure bisogna liberare la parola perché viene il tempo per parlare?
Le parole del Maestro, nel momento della difficoltà e della prova , ancora una volta, ci sostengono: «Volete andarvene anche voi?»(Gv 6,67a).
In questa Domenica delle Palme le nostre parole non possono che essere quello del discepolo:«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna “(6, 67b).
Coglieremo il senso di quanto sta accadendo, capiremo l’opera di Dio, ma questo è ancora il tempo della fiducia.

Stefano, Monica e don Walter

I temi

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo
Le parole del profeta Isaia costituiscono per tutti noi un monito perché non cediamo di fronte alla sofferenza, alla sofferenza ingiusta, talvolta incomprensibile.
Anche nel momento della prova il discepolo è capace di indirizzare una parola di fiducia perché, come dice Salomone, ha un cuore che ascolta.
“Ma tu, Signore, non stare lontano,mia forza, vieni presto in mio aiuto. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea”: è la consapevolezza che Dio è vicino, che ti custodisce, ti assiste e che non ti abbandona, ciò che rassicura il discepolo.
L’inno di San Paolo nella Lettera alla comunità cristiana di Filippi è il miglior commento al vangelo della passione; “Cristo Gesù,pur essendo nella condizione di Dio,non ritenne un privilegio l’essere come Dio,ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo,umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra,e ogni lingua proclami:«Gesù Cristo è Signore!»,a gloria di Dio Padre.”.

E’ Gesù il discepolo perfetto del Padre, la sua Parola.

Proposta: semplice liturgia domestica

– Preparate un piccolo angolo della casa, che potrebbe rimanere come lo spazio per la preghiera che vi ritagliate in questo periodo;
la Scrittura deve avere una sua centralità nella piccola liturgia  e i rami d’ulivo costituiscono il suo ornamento;
– leggete le letture della domenica, con calma, coinvolgendo tutti
-fate un po’ di silenzio e rileggete, proclamando, l’inno della lettera ai Filippesi;
– Il Credo ci conferma nella fede  in Gesù Cristo suo figlio e nostro Signore;
– concludete con la preghiera dei fedeli;
– la scelta di un canto finale.

Liturgia della Parola

Dal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Parola di Dio

Dal Salmo 22

Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
(Fil 2,6-16)

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Fil 2, 8-9)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo (Mt 27,11-54)

In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
– Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
– Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
– Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
– Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Momento di silenzio e proclamazione dell’inno  ai Filippesi

Credo apostolico

Io credo in Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra.
E in Gesù Cristo,
Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso,
mori e fu sepolto; discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra
di Dio Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen.

Preghiera dei Fedeli

Supplichiamo Dio, Padre misericordioso,
che in Cristo apre a tutti gli uomini
le porte della speranza e della vita.

R. Signore che ami la vita, ascoltaci.

Perché la Chiesa, di cui siamo membra vive,
ponga sempre più al centro del suo interesse e della sua azione
i poveri e gli oppressi, preghiamo. R.

Perché individui e popoli non si lascino travolgere
dalla malvagità, dalla menzogna e dall’egoismo,
ma affermino sempre e dappertutto la dignità dell’uomo,
e la verità che ci fa liberi, preghiamo. R.

Perché tutti coloro che stentano a dare un senso al vivere e al morire,
riscoprano in Cristo, vincitore della morte,
la ragione per tornare a sperare, preghiamo. R.

Perché la nostra comunità
non ignori le situazioni di bisogno presenti nel suo territorio
e sappia dare una risposta adeguata e generosa, preghiamo. R.

Per noi qui presenti,
perché possiamo entrare più profondamente nel mistero della Pasqua
per morire e risorgere con Cristo, preghiamo. R.

O Dio, Padre di misericordia,
donaci il tuo Spirito, fonte della vita,
perché spezzi le chiusure del nostro egoismo
e ci faccia creature nuove nella Pasqua del tuo Figlio.
Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

Padre nostro

Preghiera finale

O Padre, che ci hai saziati con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.

No Replies to "Chiamati ad annunciare: Domenica delle Palme"

    Leave a reply

    Your email address will not be published.

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.